Condannata a 4 anni per evasione fiscale e autoriciclaggio, Irene Pivetti ha raccontato il dramma vissuto e la sua vita difficile.
La vita di Irene Pivetti è stata letteralmente stravolta negli ultimi anni. L’ex presidente della Camera, infatti, è stata condannata a 4 anni per evasione fiscale e autoriciclaggio per la storia delle finta vendita delle Ferrari in Cina. Adesso, la donna avrà pure un processo per la compravendita di mascherine in relazione al periodo del Covid. A Il Giornale, l’ex politica ha raccontato alla giornalista Hoara Borselli alcune situazioni vissute.
Irene Pivetti e la giustizia
Tra i vari passaggi dell’intervista a Il Giornale di cui vi riportiamo solo alcuni stralci, Irene Pivetti ha ripercorso le tappe che l’hanno portata ad una situazione terribile di vita. A domanda precisa su come sia finita in mezzo a queste situazioni e processi, la donna ha risposto: “Onestamente non lo so. Sono passati cinque anni. So di non avere fatto assolutamente niente di male“.
Ribadendo di non aver fatto nulla di male, la Pivetti ha sottolineato come si sia trovata a fare i conti con una situazione drammatica anche a livello economico: “Mi hanno distrutto l’immagine, tolto la credibilità che mi ero costruita e annientata economicamente. Sequestrati tutti i conti correnti. Pensi che un Pm dispose persino il sequestro di una postepay con dentro un euro e nove centesimi”.
La Pivetti ha comunque sottolineato che, secondo lei, non ci sia stato un complotto nei suoi confronti ma che il problema stia nella Giustizia: “Ho scoperto, vivendoci dentro, che la macchina giudiziaria ciclicamente è una macelleria. È più predisposta a fare sacrifici umani che a cercare la verità. Poi ci sono magistrati, avvocati, pm, che eroicamente servono la giustizia. E poi ci sono i cattivi magistrati. […]”.
Niente soldi per mangiare
Ricordando gli anni difficili, la Pivetti ha spiegato: “Non mi vergogno a dire che non avevo i soldi per mangiare. Non sapevo come andare avanti. Ho venduto tutto quello che potevo ai rigattieri, anche i regali di nozze. Durante il periodo del lockdown per Covid erano chiusi e capitava di non riuscire a fare la spesa”.
Per andare avanti, l’ex Presidente della Camera è andata a “ritirare i pacchi con cibo in scatola e lattine alla Caritas di San Vincenzo. Poi ho trovato una cooperativa di ex detenuti, la Mac Servizi, in uno scantinato. Mi sono messa a lavorare per loro”. La donna ha quindi spiegato di aver fatto le pulizia come volontaria e successivamente che le sia stato “riconosciuto uno stipendio di mille euro al mese. Quando l’ho ricevuto non potevo crederci. Finalmente avevo i soldi per mangiare“.
